CENT’ANNI FA
LA REALTÀ DRAMMATICA DI CAPORETTO E L’ASTRO NASCENTE DEL LIONS CLUBS INTERNATIONAL
Lunedì 16 ottobre 2017, nell’ambito del terzo meeting del Lions Club Cuneo, si è svolta un’interessante e coinvolgente conferenza del generale Franco Cravarezza, incentrata sulla seguente titolazione: “Lions, Caporetto e il Piemonte”. La tematica era inerente ad una doppia ricorrenza centenaria: l’una promettente ed esaltante, qual è stata la fondazione del Lionismo, e l’altra drammatica, quale fu la disfatta di Caporetto.
Il relatore ha pienamente onorato le aspettative e ha riconsegnato alla platea, con dovizia di particolari, con dati e con immagini, uno spaccato significativo della realtà di quel tempo. Il Generale ha dapprima richiamato la fondazione del Lions Clubs International, avvenuta a Chicago il 7 giugno 1917, quindi ha ricordato la Convention nazionale di Dallas, tenutasi nell’ottobre dello stesso anno, nonché la successiva e progressiva estensione geografica dell’Associazione, destinata ad ampliare i suoi interventi e a “servire” un numero sempre più elevato di persone nei vari scacchieri mondiali.
La dissertazione si è successivamente concentrata sui dinamismi della Grande Guerra. Un conflitto del tutto diverso rispetto a quelli del passato. Sia per il raggio d’azione, con ben 5 fronti e molte nazioni coinvolte. Sia per il numero di militari mobilitati: 85 milioni su scala mondiale e più di 5 milioni a livello italiano. Sia per la drammatica entità delle vittime: oltre 10 milioni tra i soldati e 11 milioni tra i civili. Sia ancora per l’impiego di nuovi e micidiali armamenti: mitragliatrici, gas, aerei da ricognizione…, a cui sono da aggiungere i primi carri armati. Sia infine per la “totalizzazione” del conflitto. In effetti, si era attivata, nel contesto della realtà bellica, la mobilitazione totale degli stati e delle loro risorse, senza dimenticare l’organizzazione di guerra della vita civile, nonché il coinvolgimento delle donne nell’esercizio delle attività produttive.
Conflitto inedito, ha continuato il relatore, anche in relazione ad altre variabili, tra cui mette conto di annoverare il tramonto della cavalleria, la repentina metamorfosi delle operazioni belliche, con il passaggio dalla guerra di movimento alla guerra di posizione, la variazione cromatica delle divise militari, meno sgargianti rispetto al passato, in quanto funzionali alla necessità di mimetizzarle con il terreno. Da non dimenticare, per quanto riguarda l’Italia, la nuova geografia bellica, facente capo alla guerra di montagna, che ha consacrato alla storia nazionale il corpo degli alpini.
Il Generale, nel prosieguo del suo intervento, si è poi concentrato sul 1917, a seguito di alcuni brevi cenni sul 1916, l’anno delle carneficine, che raggiunsero il loro apice nelle battaglie di Verdun e della Somme. Il ‘17 fu l’anno dei cambiamenti e delle svolte, determinati, e gli uni e le altre, dall’intervento degli Stati Uniti e dalla conseguente mondializzazione del conflitto, nonché dalla rivoluzione russa, che provocò prima il crollo e poi la smobilitazione del fronte orientale. Di qui un aumento di pressione militare degli imperi centrali nei confronti dell’Italia. Il tutto, unitamente ad altri fattori, fu alla base, nell’ultima decade di ottobre, della tragica ritirata di Caporetto. Tale disfatta è stata illustrata dal relatore con un’analisi dettagliata, incentrata sulle cause, sulle dinamiche e sulle conseguenze, per terminare con l’eroica resistenza delle truppe italiane lungo la linea del Piave.
Nel corso della conferenza, il gen. Cravarezza si è pure soffermato sull’impegno e sul ruolo della nostra Regione nel contesto della Grande Guerra, con riferimento sia alla produzione bellica delle industrie piemontesi – richiamando, in merito, il notevole sforzo sostenuto dalla FIAT per l’automazione dell’esercito –, sia all’elevato numero di soldati provenienti dalle nostre terre, in buona parte arruolati e operativi nelle truppe alpine, che pagarono il loro eroismo con un pesante tributo di sangue.
Nel corso della parte finale del suo intervento, il relatore ha citato alcuni monumenti eretti a Cuneo, a Torino e in altre località italiane per onorare il sacrificio dei nostri soldati e per attivare nei cittadini e nei visitatori l’esercizio della memoria. La memoria è un dovere e significa, ha sottolineato il Generale, “conoscenza, riconoscenza e impegno”. La storia deve saggiamente ammaestrarci e orientare la nostra vita. Senza radici, come disse un famoso storico francese, non c’è futuro.
Al termine della conferenza, il presidente Massimo Aimar ha sinteticamente illustrato le attività programmate e realizzate dal Lions Club Cuneo in stretta sintonia con gli scopi e con la vocazione al servizio del Lionismo. Il tutto nell’ottica di un fedele ossequio agli insegnamenti preziosi dispensati dal passato.
Davvero gratificante il coinvolgimento del pubblico, che ha seguito con vivo interesse e intensa partecipazione, come dimostrato, tra l’altro, dalle domande rivolte al relatore e da alcuni interventi riflessivi veramente pertinenti e profondi nella loro articolazione.
Michele Girardo
1o Vicepresidente e addetto stampa del Lions Club Cuneo